Una lugubre mattinata di settembre. Cielo grigio, pioggia grigia, volti grigi, asfalto bagnato. Grigio, naturalmente.
Andiamo a prendere un Negroni - dico io - in un qualsiasi bar dove non ci siano luci al neon. Apro il mio ombrello verde scuro. Ci incamminiamo lungo il marciapiede. La luce livida incupisce il verde brillante dei prati in mezzo alle rotonde.
Azzurra ha un vestito lungo da poetessa decadentista, bagnato sul bordo della gonna e sulle spalle, dove i capelli gocciolanti toccano i fiori disegnati sul tessuto. Al dito ha un anello di plastica arancione. Mentre cammina sotto il mio ombrello si morde le unghie e ride, per chissà quale motivo. Io la guardo, con la sigaretta pendente dal bordo destro della bocca e gli occhiali bassi sul naso, e ad ogni passo faccio ruotare l'ombrello e spruzzo acqua tutto intorno. Nessuno può avvicinarsi.
Troviamo un bar senza luci al neon. E' un locale arioso con grandi vetrate che danno sul cortile di un centro commerciale. Ci sediamo, e ordiniamo due Negroni. Il barista ci guarda perplesso. Perdo un'altra occasione per proferire la famosa battuta coraggio, da qualche parte nel mondo sono le cinque del pomeriggio: decido di fingermi straniero in vacanza. Prendo la borsa di Azzurra e estraggo un cd. Oi va voi. Un po' di klezmer elettronico non può che ravvivare la mia immaginazione. Mi alzo, cammino lentamente verso il barista e gli dico, con accento a metà tra l'americano e il calabrese Paolo Meneguzzi piace olrait, ma la mia ragazza piace molto Oi va voi. Lui cambia musica controvoglia. Tutto lì intorno cambia atmosfera.
Torno al tavolo mentre la cameriera appoggia i due bicchieri di Negroni. La guardo negli occhi e le dico che mentre li beviamo può con calma prepararcene altri due. Azzurra mi lancia uno sguardo di intesa. Si soffia il naso e sorseggia il suo drink senza smettere di guardarmi. Io controllo da lontano una giovane coppia alle prese con un bambino piccolo che vuole stare in piedi sul tavolo. Lei, giovane madre senza particolari problemi che esulino la querelle con le amiche sull'eyeliner più performante, ha la gonna corta e non se ne cura più di tanto. Azzurra mi dà del porco, e ride. Facciamo tintinnare i bicchieri vuoti. La cameriera visibilmente in imbarazzo porta gli altri due Negroni - la guardo fissa negli occhi e le chiedo in italiano stentato cosa direbbe se gliene chiedessi altri due. Spaesata e senza speranza la cameriera guarda Azzurra in cerca di aiuto e complicità femminile. Azzurra la guarda con un po' di disprezzo e le sussurra fai quello che ti dice. Potrebbe essere pericoloso. Mi trattengo a stento dal ridere, e metto la mano su un'ipotetica fondina ripiena di pistola. La guardo severamente e le chiedo scusa per l'impudenza. Le prometto una lauta mancia.
Al terzo Negroni io e Azzurra non ci reggiamo in piedi. Mi avvicino al barista barcollando e gli intimo di darmi ciò che mi spetta. Lui sbianca. Pensa al peggio, e a tutte le volte in cui nella sua vita ha tradito. Chiede scusa a tutti, prima di rendere l'anima al Signoregesuddio. Io lo guardo in silenzio e indico lo stereo con il mio cd dentro. E pensare che avrei potuto rapinarti sul serio, gli dico sogghignando mentre mi restituisce il disco. Lui non ha nemmeno la forza di sorridere. Lancia uno sguardo implorante ad Azzurra, che si avvicina e gli dà un bacio sulla guancia. La prendo per mano e andiamo via. Lui ci guarda, e credo nemmeno si accorga che non abbiamo pagato nulla.
Il pupetto del tavolo vicino mi indica ridendo. Lo indico con il dito a mia volta, e sussurro attento pistolino. Le gonne corte saranno presto fuorilegge.
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