OGNI TANTO CI vuole un divertimento, un attimo di relax. Il problema non è tanto il genere con il quale si decide di concedersi questo relax, quanto la sua qualità. Barry Eisler è pericolosamente in bilico. Per quanto lodato da Antonio D'Orrico, la cosa non costituisce necessariamente un onore, anche se i curatori dell'edizione rilegata hanno scelto di inserire la menzione nella narrativa del risvolto di copertina.
Eppure Alba nera su Tokyo (scritto ahimè con la "y") condivide più di qualcosa con il romanzo di Giorgio Faletti lanciato sempre dallo stesso D'Orrico: la trama legata alle vicende di un sociopatico, la narrativa tesa e cinematografica nell'articolazione delle scene, la lingua ricca per accumulo e non per originalità sintattica. Mentre per un testo tradotto dall'inglese questo è un pregio di chi ne ha curato l'edizione italiana (il bravo Gianni Pannofino), per uno scrittore madrelingua è invece un limite consistente. Si rischia "l'effetto Italo Svevo", cioè di leggere un italiano che sembra una traduzione anziché un testo originale.
(L'edizione americana di Alba nera su Tokyo)
Ma c'è probabilmente un altro punto che lega Faletti e il giovane avvocato Eisler che si scopre amante del Giappone contemporaneo, delle nuove tecnologie, delle tecniche di pedinamento e di combattimento: la collegialità dell'opera. Si intravede il lavoro di editing che mette insieme fonti diverse con abilità artigianale. Ma non da artigiano, bensì da bottega artigiana. Come gli affreschi in cui il Maestro dipinge le figure principali e gli allievi si prendono cura degli angioletti e della folla sullo sfondo. L'odore del testo è questo: non è un cattivo odore, solo è un odore diverso da quello dell'Autore solitario.
Il tema tanto caro a Stephen King, insomma, dello scrittore professionista che, isolato in un hotel di montagna (Shining) o prigioniero di una infermiera folle (Mysery), resta comunque un professionista e quindi il romanzo lo riesce a scrivere nonostante gli ostacoli, tramonta. Il lavoro come difficile parto, estrazione complessa del frutto della mente dell'Autore diventa un assemblaggio orchestrato e studiato a tavolino da un gruppo, da una squadra di creativi, montatori e documentaristi. Lavoro di team, insomma.
(L'autore mentre presenta l'edizione Usa del suo libro)
Eisler, nonostante le premesse, è un buon autore, tanto da incuriosirmi e darmi il desiderio di andare a cercare il suo primo romanzo - sempre pubblicato da Garzanti - Pioggia nera su Tokyo. E magari attendere l'immancabile terzo tomo. La storia ruota intorno alla figura del figlio dei due mondi, Stati Uniti e Giappone, John Rain. Un killer, un paranoico, un sociopatico, che vive in fuga e costantemente sul chi vive come un'ombra. A parte gli eccessi - soprattutto la disponibilità economica del soggetto, che ricorda quasi i fasti del Diabolik delle sorelle Giussani - l'ex agente segreto dagli occhi a mandorla è gradevole. La sua voce, l'io narrante del romanzo, non annoia e le figure che lo attorniano, per quanto un po' stereotipate, interessano.
(La copertina del primo romanzo)
Ma se i cattivi e i buoni, gli amori e gli odi sono quasi da fumetto (e anche le passioni-ossessioni come il jazz e i vecchi whiskey single-malt) il romanzo d'azione ha un pregio comune anche questo a Faletti: si fa leggere. In una notte o quasi. Va giù come un bicchiere d'acqua fresca, insomma, e tra le tecnicalità del mondo dell'omicidio o della vita ad Osaka e Tokio, si rischia anche di imparare qualcosa. Magari per il giorno che decideremo di abbandonare l'attuale impiego e gettarci nella clandestinità.
Barry Eisler
Alba nera su Tokyo
Garzanti 2005
pp. 390
16,90 euro
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